12/06/2015

Al di là di ogni commento sulle dimissioni dell' Avv. Salvatore (e sulle vere motivazioni) non possiamo esimerci dal fare una semplice considerazione sulle modalità di comunicazione del Sindaco Bruno con la comunità che amministra. Sorprende infatti notare che mentre lui rilasciava l’intervista alla Nuova Sardegna pubblicata in data 8 Giugno 2015 nella pagina della cronaca di Alghero, la sua giunta perdeva uno dei membri di punta.

Nell’intervista il Sindaco parla degli idilliaci rapporti con le alte sfere del Partito Democratico, menziona i grandi risultati dell’attività amministrativa e cita le priorità in scadenza oramai di imminente approvazione. Lascia trasparire un rapporto presumibilmente armonico con l'assessore Salvatore, di forte condivisione tra giunta e consiglio…. Poco dopo la pubblicazione dell’articolo però ecco arrivare le dimissioni ufficiali e non revocabili dell'Assessore.

A voler dire il vero la notizia non sorprende in sé. Si vociferava già da giorni in città a tal proposito. Bisogna però prendere atto del significato politico di tale gesto in un momento topico per la comunità, cioè l'approvazione del Bilancio, già estremamente ed ingiustificabilmente in ritardo.

Ci si deve chiedere quindi se il Sindaco al momento dell’intervista (che per altro non aveva alcuna motivazione particolare se non auto-propaganda) non fosse conscio delle difficoltà della propria amministrazione, oppure se abbia voluto mascherarle.

In ogni caso confidiamo che anche i più digiuni della politica, ma dotati di buon senso comune e di sufficiente oggettiva lucidità, facciano una riflessione sulle modalità di comunicazione e sull’uso strumentale del Sindaco dei canali di informazioni.

L’impressione che queste criticità lasciano intravvedere è una vicenda che ricorda tanto la storia del Titanic dove gli appelli al pericolo furono a lungo volutamente ignorati e quando fu troppo tardi l'orchestra (sotto il preciso ordine del Capitano ) continuò a suonare nonostante la nave stesse affondando… e tutti conosciamo la fine. Nel nostro caso però manca il romanticismo del film e rimane solo il senso di lenta ineluttabile tragedia.