Crisi politico-amministrativa:

su come si è svolto e concluso il percorso di dialogo tra Mario Bruno e il PD

26/04/2016

In data 14 Aprile 2016 il sindaco Mario Bruno ha pensato di dare una accelerata alle “trattive” che ha intrapreso con due forze politiche dello scenario Algherese, PD e UDC, al fine di rinvigorire quel che rimane della maggioranza.

Ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, che proprio l’UDC se ne era andata alcuni mesi or sono sbattendo la porta, gridando all’inconciliabilità e giurando divisione eterna. E così facendo ha decretato l’apertura di una crisi di fatto della maggioranza al governo.

Anche questa volta, come già in passato, ci asterremo da ogni giudizio di merito sulla “trattativa” di riappacificazione Bruno-Usai che segue modalità e percorsi estranei ai nostri. Restiamo focalizzati su ciò che ci riguarda. La richiesta di soccorso del Sindaco Bruno (e di parte della sua maggioranza) rivolta al PD all’indomani della rottura con gli alleati scudocrociati.

Il PD algherese ha ritenuto doveroso, per il bene della città, mettere da parte qualunque ragione di contrapposizione ed iniziare un percorso di cauto dialogo per sondare se vi fossero o meno le condizioni per una svolta dell’attività amministrativa. Il PD algherese, ha sentito il peso di una città agognante e ha tentato di trovare il modo per poter portare soluzioni concrete e problemi concreti. Si è detto quindi che era necessario un “percorso”…

Per tutta risposta, a più riprese il sindaco Mario Bruno ha proposto una, due, tre poltrone, ma anche di più! Ed ogni volta con strane combinazioni di competenze male assortite che mai corrispondevano ad un piano programmatico. Sembrava ad un certo punto di partecipare ad una danza che sempre più somigliava a quella del gioco delle sedie, dove qualcuno poi finisce per restare in piedi…

Facciamo però un salto indietro per ricapitolare alcuni punti saldi di questo lungo e sofferto percorso:

  • Il Sindaco ha chiesto il supporto del PD, non il contrario
  • Il PD ha ribadito sin dall’inizio che il solo modo per considerare un eventuale percorso comune era quello di ridisegnare insieme un NUOVO PROGETTO POLITICO (partendo da una tela bianca!!)
  • Il PD ha conseguentemente posto 4 condizioni operative che servivano a verificare appunto la fattibilità di un nuovo percorso politico condiviso: ricostruzione del programma politico, nuovo quadro politico-istituzionale, trasparenza di percorso e condivisione con altre forze politiche responsabili in seno al Consiglio.

Dal percorso compiuto, sono però emersi sostanzialmente i seguenti risultati:

  • La maggioranza del Sindaco è sempre stata palesemente divisiva sull’ipotesi di una entrata in maggioranza del PD e ha fatto susseguire dichiarazioni schizofreniche al riguardo;
  • Il Sindaco non ha mai aperto il dialogo con altre forze politiche se non l’UDC (al fine, evidente, di farla rientrare nei ranghi e di usarla come contro peso negoziale);
  • Nonostante la paziente attesa del PD nel rispetto del silenzio stampa concordato, il Sindaco non ha mai dato un segno concreto di voler effettivamente dare una svolta e di voler accogliere le proposte programmatiche del PD;
  • Vi erano all’inizio, e rimangono tuttora, sostanziali ed inconciliabili differenze programmatiche;
  • Vi erano all’inizio, e rimangono tuttora, sostanziali ed inconciliabili visioni della politica e del “servizio che essa dovrebbe svolgere per la comunità”;
  • E’ inoltre emerso con sostanziale evidenza che il Sindaco non aveva nessuna intenzione di modificare nulla del suo impianto politico-amministrativo, per intenderci, lo stesso che non ha funzionato negli ultimi due anni e che ha portato a questo stallo. La sua idea di “radicale cambiamento” ad un certo punto sembrava coincidere con il togliere la corona di vicesindaco al suo pupillo e liberarsi dell’Assessora “scomoda” che più di una volta è stata causa di forte imbarazzo per la maggioranza e che per giunta, avendo perso protezione politica, diventava “superflua” e “sacrificabile”.

Non ci è rimasto che continuare a prendere atto che la concezione del Sindaco del “fare politica” si riduce esclusivamente ad una compravendita.

Ci siamo sempre opposti a questa idea di politica. Non ci appartiene. Abbiamo cercato con estenuanti sforzi di costruire un percorso fatto di contenuti, di dare il nostro apporto costruttivo per il bene della città.

Siamo stati disposti a parlare di programmi e di cronoprogrammi. Non abbiamo esitato a fare, laddove possibile, le correzioni che un processo di avvicinamento e di sintesi richiedono, ad esempio modificando i termini usati e non menzionando il tanto odiato “azzeramento” che veniva letto come un atto punitivo… Perché non si potesse neanche pensare che il PD mettesse in gioco il futuro di Alghero con azioni rivendicative, né affrontasse le questioni della città in maniera rancorosa.

Non siamo però mai stati disposti a derubricare a semplici disaccordi o ostacoli di percorso il fatto, evidente, che il progetto politico-amministrativo di Mario Bruno e della sua colorita maggioranza avesse fallito. E che rimane un fallimento, e restiamo convinti che crescerà nel suo fallimento tanto più lui cercherà di rattopparlo alla bene meglio.

Per il bene della città, non potevamo prescindere da questa realtà e quindi dalla necessità di una drastica rimodulazione programmatico-politica. Quindi se l’obiettivo era dare una svolta alla città, ovviamente era necessario disegnare un nuovo progetto ed assicurarci che vi fossero gli strumenti operativi per realizzarlo. Questo non è mai stato negoziabile!

Riguardo poi alle varie proposte del Sindaco che, ad un certo punto non solo sceglieva le deleghe ma pretendeva anche di scegliere i delegati per conto del PD, sostituendosi agli organi decisionali del partito vogliamo oggi stendere un velo pietoso. Forse erano reminiscenze di una gestione personalistica e poco democratica della vita di partito alla quale lui era abituato ma che non si addice al nuovo corso del PD algherese post-Bruniano.

Dopo, e solo dopo che si fossero verificate le condizioni di fattibilità, il PD avrebbe valutato chi poteva al meglio diventare strumento realizzativo di tali obiettivi. Ma la decisone poteva e doveva essere di esclusiva prerogativa del partito, certo non poteva essere una arrogante imposizione di chi già aveva una manifesta difficoltà a gestire le cose in casa propria e non ha di certo i titoli per gestire quelle in casa del PD.

Nella nota del 17 dicembre 2015 il Partito aveva già risposto ad un primo tentativo di ridurre i termini dell’accordo ad un mero gioco di poltrone. Avevamo già detto che non eravamo “a disposizione per la parcellizzazione di posizioni di comando!” In quella nota, ribaditi e chiariti principi che governano il nostro operato, eravamo rimasti in attesa di sviluppi. L’attesa è stata vana. Non c’è mai stato un singolo passo concreto verso il “NUOVO” o verso la “CONDIVISIONE”.

Sono rimasti costanti invece la presenza di maggioranza ridotta, instabile e litigiosa; l’assenza di competenze politico-amministrative che portino soluzioni; la concezione di una “politica delle briciole” priva di capacità programmatica a lungo termine; il dissesto della macchina amministrativa (sulla quale si è continuato a rimestare); la consueta abitudine di giocare allo scarica barile quale che sia l’emergenza da affrontare; lo svilimento del ruolo del Consiglio Comunale; lo scollamento con il comparto produttivo; l’assenza di empatia e dialogo con la cittadinanza …

A tutto questo avremmo voluto (e sappiamo che avremmo potuto) porre rimedio. Sarebbe bastato che chi, avendo chiare difficoltà e limiti nel governare, portasse al tavolo negoziale almeno un po’ di buon senso e di umile disposizione alla politica come servizio per la comunità. Resta la magra consolazione che di tutto ciò non portiamo il peso della responsabilità. A questo punto proprio non ci possiamo rimproverare di nulla.

Il Direttivo, riunitosi il 18 Aprile 2016, alla presenza dei vertici provinciali del partito (Franco Borghetto e Gianpiero Cordedda) ha però decretato all’unanimità che il percorso dovesse avviarsi ad una conclusione. Per tutte le ragioni di cui sopra, il Direttivo del PD algherese ha decretato che il modo di procedere del Sindaco Bruno fosse inconciliabile con il nostro concepire la politica intesa come servizio per la comunità e non come mero mercanteggiare.

Ci auguriamo che non si voglia imporre ulteriori prolungate discussioni ad una città già gravemente indebolita dalla crisi e danneggiata dall’insipienza politico-amministrativa degli ultimi due anni.

Qualora il Sindaco e quel che rimane della sua maggioranza siano disposti a rivedere le loro posizioni, e a rivalutare la bontà e l’utilità delle proposte programmatico-politiche del PD e vogliano garantire gli strumenti attuativi di un rinnovato impulso politico, troveranno nel PD una forza politica aperta al dialogo, responsabile, capace, motivata, e profondamente connessa con il territorio a tutti i livelli da quello locale, a quello regionale e al nazionale.

Fino a quel momento il PD algherese continuerà a lavorare con la dedizione di sempre per proporre alla città soluzioni vere ai problemi concreti lasciando che altri si dedichino alle elucubrazioni su alleanze pseudo-governative che sappiamo avranno, purtroppo, un mero effetto palliativo.